Hai mai visto il volo del falco ?

Le ali aperte, il corpo rilassato, ogni movimento è pura armonia. Il suo è uno scivolare leggero sull’aria, un delicato accarezzare il cielo. Nella sua danza con le nuvole non lo vedrai sforzarsi e per questo puoi vederlo lì su, così in alto, dove non ci sono né cornacchie né merli né altri uccelli. E’ un aprirsi, un lasciarsi andare, un mollare la presa e lasciare che il volo accada. E’ meditazione.

Spesso mi sono imbattuto in insegnanti e in testi che insistono sull’importanza dello sforzo nella pratica meditativa. Anche in diverse conferenze ho sentito parlare della meditazione in questi termini e vorrei esporre a riguardo quello che il falco mi ha mostrato.

Poco tempo fa mi trovavo in campagna, non lontano da casa mia, seduto sotto un albero. Mi guardavo intorno assorbendo quel senso di pace che la campagna con uno spicchio di lago all’orizzonte ti dà quando uno di questi grandi maestri di volo è apparso, proprio prima che mi dedicassi all’amato silenzio. Quel che segue non è quindi farina del mio sacco, ma solo la traduzione in parole di quello che un grande amico dei cieli mi ha regalato.

Con infinita gratitudine per lui, che mentre stò qui a chiacchierare è in cielo a gioire del volo chissà dove, e per la vita tutta, che non finisce mai di riversarti addosso benedizioni e oppurtunità. A mani giunte.

La meditazione viva è alchimia, è contatto con la magia della vita, è azzardo, è volo nel cielo sconfinato dell’esistenza. Ma l’uomo è addormentato. Ha dimenticato le ali ampie del suo essere, la gioia di danzare con le nuvole, l’estasi della libertà totale, il fremito della picchiata nell’abisso….. Ha da pagare il mutuo e deve sbrigarsi per andare al lavoro, e poi c’è la macchina da portare a fare il tagliando….. Questa storia del volo non sarà roba pericolsa? Non sa più tuffarsi nella vita come un avventuriero. Ha perso la capacità di buttarsi e di rischiare e quindi di gioire e di danzare. Ha dimenticato chi è. Ed ecco che a contatto con un morto anche la meditazione diviene morta. Una routine, una collezione di farfalle di cui parlare in salotto, un fossile, una pratica sterile, un abitudine meccanica. E sai perché ? Perché sotto sotto l’uomo ha paura.

Fin da quando eri piccolo ti hanno riempito la testa di "stai attento", "mi raccomando", "fai il bravo", "meritatelo", "comportati bene", "non devi", "pensa bene a quello che fai", "non puoi"…..

E quelle paure sono cresciute con te, sono divenute parte del tuo sangue e delle tue ossa. Non le vedi ma ci sono in te, a livello inconscio, e plasmano il tuo modo di vivere. Meglio, plasmano il tuo modo di non vivere: pieno di paure come puoi rilassarti nell’esisteza ? Come puoi essere davvero grato della vita se la temi ? Come puoi gioire di qualcosa che non vivi ? Questa paura, questa erba tossica dell’anima, ti blocca, ti inchioda a terra. E sai da cosa lo puoi vedere ? da quanto ti devi sforzare per vivere.

Per l’uomo tutto è uno sforzo. Il lavoro è uno sforzo, non la sana soddisfazione di creare, la gioia di materializzare il proprio sostentamento. E’ fatica, noia e dovere. Perché ? Perché non ha avuto la fortuna di avere un bel lavoro ? Certo i suoi occhi gli dicono questo. Ma solo perché vede attraverso la paura. Non ha il coraggio di rischiare, di buttarsi, di azzardare alla ricerca del lavoro che ama.

Và al cinema a vedere film di avventura e vive come un codardo. Tutti gli hanno inculcato la paura del lavoro, la necessità di tenersi stretto non quello che ama e lo fa volare no, ma quello che è sicuro e tranquillo. Vivendo in una società di addormentati viene educato al sonno, capisci ? Ed ecco che la gran parte delle ore che vive sono vissute all’ombra del timore, non della creatività che qualsiasi lavoro, anche il più umile, porta a galla e fa affiorare nell’individuo quando fa ciò che davvero ama fare.

I rapporti con gli altri sono uno sforzo, l’hai mai notato ? La psicologia moderna ci informa che l’uomo nelle relazioni interpersonali non fa altro che competere per il potere. Non è la gioia di trovarsi in questa vita e fare un pezzo di strada insieme. Non è la gioia di condividere il volo dell’esistenza con un amico, un’ amante, una moglie, un figlio….. E’ lì che scherza e ride ma sotto sotto è a caccia di attenzioni, approvazioni, complimenti.

E lo puoi vedere da come ogni rapporto alla fine si trasforma in un vincolo, in una serie di doveri e obblighi….. Siamo addirittura arrivati a dire che quando si vuole bene a qualcuno si è legati a quel qualcuno. Legati! Nulla a che fare con la gioia col quale il falco condivide il volo con la sua compagna. Giocano alla vita, godono della loro libertà, gioiscono dell’essere vivi e dell’essersi trovati. Ti basterà guardarli per vedere quanta armonia c’è fra loro. Quelle curve in aria, quelle picchiate fianco a fianco, quei voli altissimi….. E come potrebbero volare se fossero l’uno legato all’altra ? L’uno trascinerebbe a terra l’altro. E questo è quello che facciamo noi. Precipitiamo in basso all’insegna dell’amore e dell’amicizia. Come può essere amicizia ? Come può essere amore se non ti fa volare ? Ma ecco che "vivendo" tutti così per noi diviene normale così. Tanto andremo al cinema a vedere qualche bellissimo film d’amore…..

La vacanza è uno sforzo! Hai mai guardato attentamente l’uomo in spiaggia ?

Il mare è lì, bellissimo, ma lui non c’è. Un pezzo di lui è al lavoro che lo aspetta la prossima settimana, un pezzo di lui a quel che mangerà la sera, un pezzo di lui è a fare foto a tutto spiano, un pezzo di lui è preoccupato per il figlio e un pezzo di lui è in quel bellissimo bikini laggiù. E’ frammentato, e torna dalla vacanza a pezzi. Deve risposare, e certamente si sforzerà di riposare…..

Se si sforza in tutto, come può non sforzarsi di meditare ? E anzi si sforzerà ancor più nella meditazione perché la sua mente gli dice che è importante, che è una cosa che lo trasformerà, che lo renderà migliore, più bello e luminoso davanti agli altri. La sua mente investe nella meditazione, ha bisogno di meditare per sentire che stà facendo qualcosa di spirituale.

Al lavoro sembra funzionare così: più ti sforzi e più riesci. E’ così anche in una corsa: più forza ci metti e prima arrivi. Anche nella meditazione deve essere così….. Ed ecco che questa benedizione, questa via al risveglio, questo mistero che conduce a chi veramente sei la intraprendi come uno "sport dell’anima": anziché correre dietro ad un pallone corri dietro al silenzio.

E in tutto questo senti insegnanti invitarti allo sforzo, lo stesso che continuano a compiere loro e lo stesso che hanno compiuto per preparare i loro discorsi. Ti dicono: aumenta la velocità, corri più forte, allena ancor più le gambe e presto sarai così veloce che la meditazione non potrà più sfuggirti. Cornacchie. Cornacchie che insegnano a volare basso e che credono che esista solo quel modo di volare, che di fatto non è volare. Hanno confuso il volare con il mantenersi a qualche metro di altezza grazie ad un movimento convulso delle ali, grazie allo sforzo e all’allenamento. Nulla a che fare con qualcosa più di te, con la magia dell’accadere, dell’essere trasportato, della beatitudine della meditazione profonda. In questo modo non la raggiungerai mai, e anche chi ne parla in questi termini non l’ha mai sperimentata in profondità. Certo forse è esperto e sa un sacco di cose, forse ha scritto libri e frequantato corsi su corsi, ma questo non vuol dire volare alto. Non vuol dire che ha toccato la magia, la totalità, l’essere. Non significa che ha aperto le ali e che vola nell’esistenza. Quella di cui ti parlano non è meditazione. E’ una forma di rilassamento che ti permetterà di essere un po’ più tranquillo, di dormire meglio e di suonare meno il clacson nel traffico.

Ma non ha nulla di sacro, non è un contatto col divino, non è conoscere i cieli sconfinati dell’essere, non è risveglio, non è volo. E’ solo un dormire più tranquillamente. E’ una sorta di training autogeno e certo non è sbagliato, può aiutarti, ma non ha nulla a che fare con la nobile via della meditazione profonda.

La meditazione è qualcosa che accade nel tuo essere. Non è un tuo fare, non è un tuo sforzo.

Tutto è abbandono, le ali sono aperte e il cielo ti accoglie, ti sorregge con le sue correnti di silenzi e benedizioni, ti conduce, ti annulla.

E ricorda: non è nemmeno un tuo non fare. Infatti sia che tu faccia che tu non faccia sei sempre tu a decidere, è sempre quel tu che guida. Sia che quel tu decide di fare che di non fare è sempre presente, ed è lo stesso decidere che rafforza la sua presenza. E fin quando c’è quel tu non c’è meditazione. O c’è quel tu o c’è meditazione.

Non stò dicendo che le tecniche non servono. Le tecniche sono utili, ma non sono la meditazione. Tutto è così semplice da essere difficilissimo per la mente, ed è proprio per questo che le tecniche all’inizio sono importanti. Tutta la nostra cultura è incentrata sulla complicatezza, sulle cose intelligenti, e più una cosa è mentale è più ci appare raffinata e importante. Siamo addormentati.

Se tu fai il contadino non fai nulla di che, ma se tu fai il contadino perché stai seguendo una filosofia ecco che gli altri iniziano ad interessarsi a te, a seguirti, sarai il guru della patata.

Fai il calzolaio e non sei nulla, ma inventati la filosofia del riparare le scarpe e sarai circondato da mille cornacchie con le scarpe rotte. Diverrai famoso !

La vita mi ha donato la possibilità di tenere dei corsi di meditazione nelle scuole medie per i professori e di poter entrare nelle classi nell’orario scolastico per condurre dei gruppi sulla consapevolezza con i ragazzi. E’ sconcertante accorgersi di quanto venga loro insegnato a fare tutto con la mente. Più mente ci metti in una certa cosa più quella cosa sarà buona. E Questo può essere vero per la matematica e per la fisica, ma che cosa sarà di quel poveretto davanti all’amore ? Che cosa sarà di lui davanti alla vita ? Danzerà mai con le nuvole ?

L’esistenza gli chiederà di essere creativo, di essere vivo, di essere limpido e capace di gioire, di vivere la vita con intesità e con coraggio come una grande avventura cosmica e lui e lì che non si ricorda a che pagina era scritto la cosa più giusta da fare adesso. I voti e le cose che sa non possono sostituire quello che è, e nessuna laurea con lode potrà conferirgli il silenzio e l’armonia necessari per una vita piena e luminosa. E’ uno degli infiniti candidati alla sopravvivenza, non al vivere davvero. E non stò tanto parlando di un ragazzo che ha ora 13 anni ma di noi quando avevamo la sua età, capisci ? Tu ed io siamo stati indottrinati all’ intellettualità, all’essere intelligente e controllato in tutto ciò che si fa, ad essere sicuro che il cervello sia collegato prima di dire o fare qualsiasi cosa.

Il caro padre Ballester dice che siamo tutti figli di Aristotele. In questo marasma di intellettualità come può accaderti la meditazione ? E’ necessaria una tecnica che ti permetta di avvicinare gradualmente quel Mistero, quella Gioia e quella Libertà che pulsano nelle profondità del tuo essere.

Quella magia, quell’abissale silenzio, quello svanire come un fiocco di neve che cade nel mare….. Puoi conseguirli anche adesso. In questo preciso istante ,mentre i tuoi occhi poggiano su queste parole, nulla lo stà impedendo. Eppure non accade, come mai ? Non perché tutto questo sia lontano da te, no no. Tutto è qui, tutto è ora….. Ma perché sei tu lontano da tutto questo, capisci ?

Hai mai visto una foglia sforzarsi per essere portata via dal Vento ?

E’ vero il contrario: è necessario uno sforzo per non essere portata via dal Vento. E qual’è quello sforzo ? E’ lo sforzo del rimanere aggrappato all’albero, è la tensione con la quale rimani aggrappato all’intellettualità.

E’ l’intellettualità la distanza fra te e il volo del falco. E così come sei ora non puoi andare da nessuna parte senza portarti dietro la mente con tutto il suo fardello fatto di fare e di credo e di condizionamenti. Saranno le tecniche ad avvicinarti, a riempire un po’ quel dislivello. Ed è solo questa la loro funzione. Ora tu sei la tua mente e dalla tua mente devi partire, ecco perché all’inizio occorre una tecnica ed uno sforzo. Ma poi quello stesso sforzo dovrà sparire.

C’è una bellissima storiella nella quale Gesù e Pietro camminano sulle sponde di un lago, quando il maestro dice- vieni Pietro, seguimi, faremo prima di qua — ed inizia a camminare sull’acqua.

Pietro è impietrito. Sa che il figlio di Giuseppe e Maria è un mistico ed è abituato alle sue improvvise stranezze, ma questo è veramente troppo! E lì che passeggia sull’acqua come niente fosse ! Dopo aver ammirato estasiato la scena per un po’ torna in sé e decide di fare quello che il maestro gli ha detto, ed entra in acqua anche lui per seguirlo. Subito inizia ad affondare: — maestro, vado a fondo - e Gesù — dai Pietruzzo andiamo, siamo in ritardo, seguimi -. Il buon Pietro ce la mette tutta, ascolta il respiro per qualche istante, fa la discesa a zero, vuota la mente….. E riparte. Ma niente, continua ad affondare. L’acqua arriva alla vita, alla pancia, al collo…..Disperato urla — Gesù non riesco, aspettami, non riesco come te….. così affogherò! — al che il maestro si gira a guardare quello che stà accadendo. Vedendo la scena fa — Pietro, ma che stai

facendo ? Perché non cammini sugli scogli affioranti come faccio io ? —

Quando lo sforzo rimane nei giorni e nelle settimane c’è qualcosa che non và. Ciò che doveva accadere non è accaduto ed è tempo di fermarti e di comprendere perché. E’ tempo di cambiare qualcosa nella vita, è tempo di accorgerti di qualcosa che non stai vedendo.

Hai mancato le rocce sotto il pelo dell’acqua, ti stai muovendo nella complicatezza, nello sforzo, nella fatica. Prima o poi annegherai. Non hai toccato la vera meditazione. Certo, forse per diverse ore al giorno tieni la schiena dritta e gli occhi chiusi, ma questo non vuol dire che la meditazione ti ha sfiorato col suo tocco leggero, che ti ha incontrato, che ti ha invitato a entrare nei silenzi dell’anima….. Stai praticando qualcosa in cui credi, qualcosa che è solo mente. Hai deciso che è importante, che è bene, ma non basta. Questa meditazione è solo un’ideologia. Bella, bellissima, ma non ti shiuderà nessuna soglia sul mistero, nessuno spiraglio sull’infinito. Non ti farà aprire le ali e spiccare il volo, capisci ? Devi trovare gli scogli, devi trovare la via della semplicità o diverrai un robot della pratica meditativa. E ricorda: quella via è unica. Non puoi seguire quella di un altro. Quella che per un altro è la via leggera e consapevole per te può non esserlo. Di fatto non può esserlo, perché tu sei un essere unico in tutto l’universo. Sono unici i tuoi occhi, è unico il tuo viso, è addirittura unica la tua impronta digitale. Come puoi pensare che non sia unica la tua interiorità ? Come puoi pensare che non sia unica la tua via alla verità e al silenzio ? Ma queste cornacchie continuano a dirti di sforzarti, ti tenere duro, di tirare avanti. Ti invitano a essere cieco e andare avanti come un cavallo con i paraocchi. Ti dicono di essere consapevole e ti portano sulla strada dell’inconsapevolezza. E sai perché ? Perché non hanno realizzato quel silenzio, non l’hanno vissuto. L’hanno solo studiato, ne hanno fatto una materia teorica, uccidendo la meditazione viva. Hanno preso il seme e l’hanno messo in un laboratorio. Ne parlano e ne discutono e ci scrivo libri e ci tengono conferenze. Ma non l’hanno seminato nel loro essere. Non l’hanno fatto germogliare. Non ne hanno tratto fiori e frutti, ne profumi da regalare al Vento…..Per favore ricordalo: la meditazione non può essere morta. Non può essere un libro che hai letto, qualcosa che hai conosciuto in passato, un corso che hai fatto 2 anni fa….. La meditazione viva è adesso, e ti porta alla semplicità, al saper vedere gli scogli sui quali passare, a trovare la via facile.

E quando questo accade inizierai a vedere la vita sorriderti. Non che prima non ti sorridesse, solo non avevi occhi per vederlo. Prima era solo aria in faccia, ora è una carezza. Prima era solo un bimbo, ora è un elfo. Prima era solo un albero, ora è un essero vivo che danza nel vento.

Prima era solo un falco, ora è un maestro. Prima era solo sopravvivenza, ora è Vita.

Certo questo miracolo può non accaderti immediatamente. La meditazione potrebbe non toccarti subito. Per vite e vite hai navigato nella complicatezza e ora potresti non riuscire ad uscirne al primo tentativo. Puoi sbagliare, è naturale, è sano, è addirittuara bello. Sei vivo e tutto questo fa parte del gioco, và benissimo così. Se rimani con gli occhi aperti prima o poi accadrà, e non importa neanche quando. Tutto è già così bello, che importa ? Quello stesso tenere gli occhi aperti è già magia, è già bellezza al punto che non importa altro. L’illuminazione, Dio, la Verità…..

Che importa ? E ricorda, è proprio quando nulla è importante che tutto lo diventa. E’ proprio quando non sei più così preoccupato e teso nello sforzo di raggiungere Dio che Lui viene a visitarti e a colmarti…..Ma dovrai sperimentarlo da te, o tutto questo sarà solo un articolo su una rivista che tra poco dimenticherai chissà dove.

Nel caldo torrido della savana una giraffa si stà arrotolando una canna. E’ lì stanca che si prepara a fumarsela quando all’improvviso gli arriva un ceffone su una zampa. Guarda in basso e c’è un coniglio tutto sudato e concitato che gli fa - basta con queste canne, vieni a correre con me, a fare qualcosa di salutare, daiiiii — e via partono in due. Coniglio e giraffa corrono alzando un polverone, il coniglio avanti che la incita — forza dai forzaaaa -. Dopo qualche centinaio di metri

i due si imbattono in una scimmia. Stà lì appoggiata stancamente su un ramo che si fuma la sua canna quando il coniglio gli fa — smettila con queste canne, ti fanno solo male. Risveglia le tue energie e vieni a correre con noi — e via partono in tre. La colonna di polvere è ancora più grossa ora. Il coniglio velocissimo davanti che urla all’impazzata di spingere sulle zampe, la scimmia e la giraffa dietro che ce la mettono tutta, concentratissimi. Poco dopo si imbattono in una zebra. Sbracata all’ombra è lì che sì sta sniffando la sua droga quando il coniglio le dà un ceffone — piantala con questa robba. Vieni a correre con noi scema, accenditi, vivi davvero …..- ed ecco la compagnia di corridori alzare nella corsa un enorme nuvola di polvere. Il coniglio davanti con gli occhi di fuori che urla di mettercela tutta e dietro la giraffa, la scimmia e la zebra sudati e impegnatissimi. La cosa và avanti così: incontrano uno gnù, un leopardo, 2 elefanti, un rinoceronte, un gruppo di avvoltoi, un branco di iene, un facocero, una gazzella e 3 ippopotami e tutti convinti dall’energico coniglio mollano le loro droghe e corrono con tutte le loro forze all’insegna di una vita più piena e energica. C’è polvere ovunque, la terra trema, gli animali protesi nello sforzo. Il coniglio davanti a tutti con gli occhi rossi e spiritati urla più che mai : dai forza spingete su quelle zampe e su quelle ali, più veloci più veloci energiaaaaa - quando improvvisamente si trovano davanti al re della giungla. Un leone maschio sdraiato a pancia in sù con una grossa canna nella zampa, è lì che fa cerchi di fumo nell’aria. Tutti si fermano. Il re della giungla è pur sempre il re della giungla. Il coniglio si avvicina, ma non fa in tempo ad aprire la bocca che il leone gli dà una zampata così forte che lo scaraventa alto in aria. I corridori ammutoliti seguono con lo sguardo la parabola del coniglio mentre vola alto sopra le loro teste, per atterrare rovinosamente in gruppo di cespugli lontani. Tutti sono impietriti. Per un po’ regna il silenzio mentre il leone è lì che continua a fumare la sua canna facendo cerchi di fumo, una zampa dietro alla testa e gli occhi un po’ assonnati a guardare le nuvole come se nulla fosse accaduto. Alla fine il rinoceronte forte della sua corazza sì fa avanti, e dice al grande leone — perché ci fai questo ? E’ il nostro guru, ci ha fatto uscire dalla droga e ci ha incitati ad una vita più consapevole….- ma il leone non lo lascia finire e fa: — ma quale guru e guru, sei grande grosso e bambacione! quello è Santain, non lo conosci ? Possibile che ogni volta gli animali della mia foresta si fanno fregare così ? Correre all’impazzata e incitare tutti a lasciare le droghe per seguirlo è la solita reazione che ha quando ha esagerato con la sua dose -.

E’ proprio così, stai attento. Non lasciare che lo sforzo sia la tua meditazione, non lasciare che la meditazione sia solo il praticare una tecnica. Smettila di correre dietro al coniglietto del silenzio, quello non è il vero silenzio, capisci ? I metodi sono solo trucchetti, giocattoli, espedienti per aiutarti a saltare oltre la mente. Ma se tu rendi la meditazione solo una tecnica come potrai fare quel salto ? Rimarrai al suo interno, e quella che chiami meditazione altro non sarà che un grande sforzo e l’alzare un gran polverone. Per favore lascia che te lo ripeta: la tecnica non è la meditazione.

Sei tu che ripeti un nome supremo, sei tu che ripeti un mantra o una preghiera, sei tu che respiri in quel modo, sei tu che porti e riporti l’attenzione sulla punta del naso…..C’è ancora un fare, c’è ancora un tu, ed è così impegnato nello sforzo che come può svanire ? Se ti guardi con attenzione potrai vederti nel tuo sforzo di cornacchia: stare lì a gracchiare lo chiami meditazione ?

Nessun volo silenzioso nel cielo sconfinato, solo uno sforzo, solo una pratica.

Certo questo all’esterno non si vede. Sei seduto lì nella tua bella posizione e puoi dire agli altri che stai meditando, e che lo fai da anni con spirituale regolarità.

Puoi addirittura ingannare te stesso: come sono elevato, come sono mistico. Quegli sciocchi non fanno altro che correre dietro ad un pallone, mentre io corro dietro al silenzio…..

E’ sempre un fare, capisci ? Solo adesso lo hai spostato da fuori a dentro, ma stai continuando ad inseguire qualcosa, a sforzarti. Prima cercavi il goal nella porta, ora invece lo cerchi nell’illuminazione, nel silenzio ultimo, nel nirvana….c’è ancora una tensione, c’è ancora un obiettivo. E per raggiungerlo alzerai un gran polverone, attraverso il quale non potrai più vedere la realtà.

E sai qual è il guaio ? Il guaio è che ora il tuo ego si sente importante. Pratichi la meditazione da anni….di fatto è da così tanto tempo che rincorri il silenzio che l’ego si è allenato. Ha gambe forti e un torace ampio. Ora è così grosso e muscoloso, come potrà passare per la porta stretta ?

Come potrà svanire se in tutti quegli anni è diventato così importante ?

Un giorno vedrai la meditazione proseguire senza che tu faccia più nulla.

Non c’è nulla che tu abbia fatto per toccare questo stato e non c’è nulla che tu possa smettere di fare per toccarlo, capisci ?

Semplicemente accade. E’ una grazia, una benedizione, è la vita che ti prende per mano e ti conduce. Ora non devi più sbattere quelle alucce nere, puoi smettere di gracchiare. Ora puoi semplicemente essere. Ora voli alto. C’è un bellissimo detto zen che dice: l’erba cresce da sola.

E’ magnifico, l’erba cresce da sola. Tu non fai nulla, tutto è scivolare nel non sforzo, tutto accade e le benedizioni cadono su di te nel silenzio come la neve sulla grande montagna.

Ed ecco il volo: magico, armonioso, delicato… Eppure forte e possente. Come puoi dire che sei tu a volare ? Come puoi dire che sei tu ad essere arrivato a volare ? Non sei stato tu. Non è merito tuo. Come puoi adesso dire che quella certa pratica ti ci ha condotto ? Non è vero.

Di fatto tutte quelle tecniche, tutti quei corsi e quelle iniziazioni, tutti quelle letture e quegli studi così seri…Tutti quegli sforzi e nulla accadeva…..E adesso…Come puoi non ridere ?

Rinzai, un grande maestro zen del passato, entrò un giorno nel monastero dove insegnava meditazione cavalcando un somarello lanciato a tutta velocità. Davanti ai suoi allievi sbigottiti sfrecciava a destra e sinistra per tutto il cortile urlando a squarcia gola: ho perso il mio somaro, ho perso il mio somaro, dov’è? Dov’è ? E sempre in groppa all’animale schizzò di nuovo fuori della scuola e scomparve, per quel giorno non lo si vide più. Quel giorno diede una meravigliosa lezione.

Le tecniche non sono meditazione, non ti accontentare di praticare una tecnica, anela al cielo, al silenzio ultimo, non diventare un robot della pratica tecnica, o la meditazione non ti accadrà mai. Per anni inseguirai il silenzio e non ti accorgerai che quell’inseguimento iniziale, quello sforzo non era mirato a farti correre più veloce per acchiapparlo, no. Era mirato invece a renderti consapevole che esso stesso tiene lontano il silenzio, senza mai fartelo raggiungere. Ma all’inizio avevi così bisogno di corerre che è stato meglio farti correre dietro al silenzio che dietro a qualcos’altro.

Essendo così scalpitante come ti si poteva dire che era la corsa stessa a tenere lontano il silenzio ? Sarebbe stata solo una repressione, non una benedizione.

Tu eri la tua mente e come ti si poteva dire di svanire nel silenzio ? Essendo la tua mente era necessaria una tecnica che altro non era che un gioco per la mente stessa. Non ha nulla di sacro in sè. Anche se ha nomi alto sonanti come nome supremo o mantra o dio in realtà non è nulla di sacro, è solo una parola. Ma potrebbe risvegliare il Sacro in Te. Potrebbe condurti a ciò che è veramente Sacro. Ma questo può accadere solo se la usi per quello che è, senza attaccartici e senza farne una pratica meccanica. Se arrivi a stancarti di correre e ti fermi anziché drogarti per correre di più, capisci ? E quel sacro è la capacità di vedere, di vedere che nulla è mai stato lontano da te. Ne il Dio misterioso, ne l’illuminazione, ne il Tao… Chiamalo come vuoi. E’ sempre stato in te e lo cercavi lontano, è sempre stato te e lo cercavi in qualcun altro. Sfrecciavi su Lui cercando Lui. Somaro! Come puoi non ridere ? Questo stesso universo è una grande risata, queste stelle, queste nuovole, quel falco, queste pareti, questa tastiera, il canto di questi uccelli….

Come puoi non ridere ?

Ma ora lo dovrai realizzare da te. E allora quel cadere della mente è vero, è una tua realizzazione non un tuo averlo letto o creduto. Allora quella risata ha una qualità unica. Non è solo ridere, è vedere, è danzare, è vivere, è ringraziare, è gioire. E’ il vero Allelujia. L’allelujia che non è una parola ripetuta meccanicamente la domenica, ma una vita piena e consapevole, una luce accesa, il celebrare l’intera esistenza. Allora il sacro accade in te, e la meditazione è il volo del falco. Semplice, leggera, delicata… Eppure abissale, sconfinata, infinita.

Allora il falco svanisce e rimane solo il volo. Allora il volo svanisce e rimane solo il Cielo




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